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Mr. Nasir Jones, a.k.a. Nas, Nasty Nas, Nascobar chiamatelo come preferite, è tornato. Alla grande, carico, sfrontato e senza pecche o punti deboli. Tolti i capolavori di Illmatic nel ’94 e la collaborazione con Damian Marley che sono assolutamente intoccabili nell’olimpo degli album, Nas aveva ricevuto spesso critiche riguardo l’accostamento di strofe e strumentali negli altri lavori. Con “Life is good” il binomio è ora perfetto. Rime e suoni si fondono uniformemente in una cosa sola, sembrano fatte l’uno per l’altra e Nas ci ricorda in ogni pezzo perchè è uno dei 3 più quotati Mc di sempre da critica e non.

“No introduction” è il pezzo autobiografico che apre il disco in cui l’artista ripercorre immagini e momenti della sua vita. “Loco - Motive” è nostalgia per il passato, il featuring di Rick Ross da vigore alla traccia “Accident Murderers” mentre il duetto con la regina del soul Mary J. Blige in “Reach out” è pregiato, un groove tanto anni ’90. Nei pezzi finali come “Roses” e “Where’s the love” Nas rallenta la velocità, mantenendo comunque un livello estremo di liricismo e struggle. I featuring oltre ai già segnalati si compongono dei ritornelli di Anthony Hamilton, Victoria Monet, ma anche delle strofe di Miguel e The large Professor e ad una produzione di Swizz Beatz. Da segnalare anche la traccia “Cherry Wine” in cui è presente il featuring di Amy Whinehouse.

"I know you think my life is good ‘cause my diamond piece/ But my life been good since I started finding peace”. Nas è nostalgico in molte tracce, dopo il successo e il divorzio amaro dalla moglie Kelis nel 2010 (di cui Nas tiene in mano il velo da sposa nella copertina del disco) è quasi naturale che si rivolga con testa e cuore ai giorni passati. Forse è proprio la pace recuperata in seguito che gli ha permesso di concentrarsi su se stesso e di regalarci un viaggio dentro l’uomo che è, l’uomo dietro le rime e le strumentali. Capolavoro, non a caso spesso citato come miglior album del 2012.