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  • Categoria: Back In The Dayz
  • Scritto da Klaus Bundy

Eminem vs. Drake: quando il potere dei media diventa pericoloso

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Tornata in auge dopo il recente circus mediatico che ha investito Eminem e Drake, la cultura della faida è da sempre parte integrante della musica rap.

Innumerevoli artisti, di valore più o meno notevole, si sono dati battaglia – e continuano a farlo – per i motivi più disparati, in una sorta di tradizione che non ha eguali sulla scena musicale, un dettaglio non trascurabile che dovrebbe farci realizzare quale sia effettivamente il percorso storico a cui l’hip-hop è legato nella sua declinazione artistica.

E’ assai deludente, tuttavia, dover constatare come spesso le cosiddette “beef” non scaturiscano dalla bramosia dei protagonisti, ma siano al contrario partorite e nutrite dalle diaboliche macchinazioni dei media, siano essi rappresentati dalle stazioni radio, piuttosto che dai network televisivi, dalla carta stampata, ecc.

Il potere che hanno i media sul corso degli eventi è un fenomeno da non sottovalutare: la famigerata propaganda, strumento nobileed illuminante quando utilizzato con giudizio, può essere altresì devastante nel caso in cui questa si proponga nelle sue vesti più distruttive, cioè quando la smania di protagonismo degli editori prevale sullo scopo finale del mezzo d’informazione.

L’esempio più efficace per dimostrare questa tesi è certamente la controversia tra Tupac e The Notorious B.I.G., un diverbio di natura prettamente personale trasformato abilmente in un caso nazionale, tanto da spaccare letteralmente in due gli Stati Uniti d’America negli anni ‘90, creare due scuole di pensiero distinte ed assurgere all’inconsapevole ruolo di “condottieri” i due rapper, con i risultati che più o meno tutti oggi conosciamo.

In quel caso, il disastro fu in grado di crescere ed espandersi grazie ad una serie di concause latenti ed operatori esterni ansiosi di lasciare la propria firma sulla storia: vecchi dissidi tra la costa pacifica e quella atlantica, l’inarrestabile fama dei protagonisti e, come detto, l’opera deplorevole dei media, riassumibile nella vergognosa copertina sfoggiata dal magazine Vibe sul numero di settembre 1995, ritraente Biggie e Puff Daddy di fianco al titolo maiuscolo “East vs. West”, un colpo di coda di cui gli stessi autori si sarebbero successivamente pentiti. Troppo tardi, comunque.

L’epilogo di quell’orribile storia, vent’anni dopo, è ancora oggetto di passione, studio – e anche di un buon numero d’invenzioni – da parte di appassionati di musica e cronaca nera, ma ben poco è stato assorbito ed elaborato: mentre, da allora, i toni di ogni faida si sono tenuti su livelli mai oltre la soglia d’allarme (nessuno arrivò mai a pensare che Jay-Z e Nas sarebbero passati dalle parole ai fatti, per citare un esempio), la maggior parte dell’opinione pubblica e degli analisti non si è mai fermata a pensare a quanto fosse necessario rivalutare il ruolo dei media all’interno delle geometrie che regolano le interazioni tra diversi artisti, questi ultimi purtroppo sempre più vittime della ricerca dello scandalo di chi ha bisogno di ascolti e copie da vendere, noncurante delle conseguenze di un eventuale sconvolgimento degli equilibri; e le conseguenze stesse di questo vandalismo a scopo di lucro, ovviamente, sono destinate a ricadere soltanto sulle spalle degli artisti stessi, costretti a divincolarsi da fili invisibili nei quali non avrebbero mai voluto trovarsi impigliati.

Nel caso della stazione Hot 97, la creazione ad hoc di una fantomatica faida in arrivo tra Eminem e Drake (le cui basi sono da ricercare nelle antipatie di Joe Budden per il canadese e la difficile relazione di quest’ultimo con la radio newyorkese) è soltanto l’ultimo capitolo di una disonorevole lista, che vede protagonisti personalità come Funkmaster Flex, DJ che si è fatto strada a furia di provocazioni nei confronti dell’artista caldo del momento e di svariati scoop inesistenti, sulla scia del più scadente esempio di sensazionalismo.

A cominciare dal fatto che radio sfacciatamente mainstream come Hot 97 non sarebbero nella condizione di proporsi come “difensori della pura dottrina” (proprio mentre vengono scritte queste righe, lo show di Megan Ryte sta passando “Needed Me” di Rihanna, e poi si scopre che lo slogan dell’emittente è “Where Hip-Hop Lives”…), è triste che i DJ (ma, sia sempre chiaro, non solo loro) si assumano prima la responsabilità di diffamare a titolo gratuito il rapper di turno, per poi recitare la parte delle vittime indifese quando l’offeso risponde all’attacco. Forse, trovarsi virtualmente fuori dei giochi facendo parte di un organo d’informazione costituisce nel parere di alcuni una fantomatica immunità che spoglia l’opinionista di ogni tipo di responsabilità, autorizzato a lanciare il sasso e nascondere la mano nel momento più conveniente. Niente di più sbagliato ed imprudente.

La critica è giusta e la sua difesa dev’essere sacrosanta, ma l’istigazione è un'altra cosa. Radio, riviste e televisioni costituiscono la piattaforma ideale sul quale ogni artista esercita il proprio diritto di espressione, ma sta alla discrezione di chi gestisce questa piattaforma far sì che il messaggio, qualunque esso sia, possa arrivare al pubblico nel modo più corretto ed imparziale: non creare false aspettative, limitarsi a prendere atto degli eventi, bilanciare le priorità e, soprattutto, fare in modo che l’opinione non si trasformi in verità assoluta, consentendo così alle masse di pronunciare l’ultima, vera sentenza.

Nel mondo reale, purtroppo, questa onestà intellettuale pare piuttosto utopistica, e lo vediamo quotidianamente anche nel nostro Bel Paese, ma è nostro compito bypassare l’operato del media dove questi falliscono miseramente, stimolando quindi un processo inverso che li costringa a rispettare gli inderogabili confini del decoro. E nessuno parli di censura, perché mai questa deve essere applicata: si tratta solo di riconoscere la fallibilità dell’uomo e limitarla dove questa può essere dannosa per tutti.

 

 

Klaus Bundy
Author: Klaus Bundy
"I came to overcome before I'm gone, by showing and proving and letting knowledge be born" (Eric B. & Rakim).