facebook  twitter  vimeo  YouTube  

Menu
  • Categoria: Back In The Dayz
  • Scritto da Klaus Bundy

10 anni fa moriva James Brown, icona musicale e di stile

JamesBrown

Nello stesso giorno in cui il mondo dà il suo addio a George Michael, noi di Hip Hop Rec vogliamo ricordare un altro grande, che ci ha lasciati dieci anni fa ma la cui scomparsa ancora tuona nei ricordi di chi c’era ed era grande abbastanza per capire il significato storico dell’evento: il 25 dicembre 2006, infatti, in un ospedale di Atlanta, si spegneva il mitico James Brown, all’età di 73 anni.

Durante gli oltre cinquant’anni che l’hanno visto calcare i più ambiti palcoscenici del mondo, il cosiddetto Funky President (ma la lista dei suoi soprannomi è sconfinata) ha semplicemente insegnato l’arte dell’intrattenimento, con la sua voce tagliente ed espressiva, la musica rivoluzionaria e le movenze teatrali tanto spettacolari quanto oltraggiose.

Senza di lui, non solo personaggi come Michael Jackson e Prince, ma anche l’intero impianto culturale hip-hop non sarebbe quello che conosciamo oggi: Brown, oltre ad essere stato uno dei più importanti cantanti del XX secolo, è anche il più campionato, un primato che corrisponde alla stima che i beatmakers provano da sempre per le sue opere. Furono proprio i suoi dischi, insieme a quelli dei suoi contemporanei, a permettere a DJ Kool Herc di metter giù le fondamenta affinché la musica rap potesse fiorire, oggi quasi del tutto sciolta da legami di natura etnica, ma allora legata imprescindibilmente ai massimi esponenti della corrente musicale nera dell’epoca, da Marvin Gaye ai Parliament Funkadelic di George Clinton, da Curtis Mayfield agli Stylistics, da Sam Cooke agli Earth, Wind & Fire.

Se parliamo di rock and roll, la controparte black di Elvis Presley è incarnata fondamentalmente da Chuck Berry e Little Richard (anche se, per motivi deontologici, l’equazione dovrebbe essere fatta al contrario), ma nel campo del funk – che sin dai primi anni ’70 riuscì a far breccia anche nei cuori dei caucasici – il nome di James Brown non sarà mai accostato a quello di nessun altro: egli spicca come figura dai tratti mitologici, capace d’incarnare in sé tutte le caratteristiche dello showman per antonomasia, dalle straordinarie qualità vocali alla capacità di far dimenare il pubblico fino al termine dello show.

E’ proprio per quest’ultima dote che, al di là delle comprovate peculiarità che l’hanno reso leggendario alle orecchie dei critici, Brown è entrato a pieno diritto nel pantheon degli immortali: oggi lo si potrebbe definire “un’icona di stile”, un frontman in grado di riordinare ed imporre i canoni dell’estetica contemporanea, lontano dagli eccessi visivi del glam ma impareggiabile nell’oltraggiosa veste di seduttore, con i suoi attillati pantaloni a zampa d’elefante, la chioma nera come la pece, gli anelli e la camicia sbottonata fino all’ombelico.

Se Janis Joplin faceva l’amore con il suo pubblico, James Brown lo portava in una dimensione proibita, dove la lussuria danzava avvinghiata all’anarchia, in un tripudio di machismo (leggasi “orgoglio nero”) che il mondo della musica avrebbe visto - sotto forme simili ma non identiche - nella camaleontica e sfaccettata figura del già citato e compianto Prince, mentre la malcelata innocenza di Michael Jackson non si addisse mai alla sua coraggiosa sfrontatezza.

Quest’anno, come non mai, abbiamo perso degli artisti indimenticabili, ma non vogliamo recitare la parte di chi guarda soltanto indietro, spogliato di fiducia nei confronti del futuro: tanti giovani stanno facendo strada, alcuni lasceranno un segno indelebile e già qualcuno si sta letteralmente consegnando ai posteri in pompa magna, nel bene e nel male; tuttavia, accettata ed abbracciata l’importanza della memoria, alcune leggende del passato avranno sempre il loro spazio nel presente, che si tratti di un trafiletto commemorativo su un quotidiano, una canzone condivisa su Facebook o un breve articolo come questo, perché se è vero che la storia è fatta dagli uomini, c’è solo da imparare nel ricordare quelli che l’hanno resa degna di essere raccontata.

 

 

Klaus Bundy
Author: Klaus Bundy
"I came to overcome before I'm gone, by showing and proving and letting knowledge be born" (Eric B. & Rakim).