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Malacrianza, l'interessante progetto di Sciarro, il ''ghost-rapper'' campano

sciarro

Banksy, Mezzosangue, passando per il fenomeno del momento Liberato: tutti questi artisti sono accomunati dalla curiosità morbosa, da parte della quasi totalità delle persone, di conoscere la loro identità. Ma perché? Bella domanda. Una motivazione a ciò è inevitabilmente la sempre più comune sovrapposizione del “personaggio” con la “persona”, basti pensare al mondo dei social network e all’utilizzo che se ne fa oggi nel mondo della musica; sono diventati quasi più importanti le Instagram Stories rispetto ai i brani e agli album, spesso ascoltati con la stessa superficialità con la quale si “scrolla” sullo schermo del proprio smartphone.

Ma è davvero così necessario conoscere l’identità di un artista? Probabilmente no. È ovvio che, se un artista non si svela, questo già di per sé è motivo di hype, però è anche vero che tale dinamica inevitabilmente va a porre un accento assoluto sul prodotto artistico, molto più rispetto alle “condizioni normali”. Per questo, e per altri motivi, personalmente non condivido la posizione di chi ritiene egocentrici tutti coloro che cercano di far emergere l’arte – in questo caso la musica – senza dichiarare la propria identità; se ci si pensa un attimo si tratta dell’esatto opposto: le attenzioni che si cercano sono esclusivamente per la propria arte e non per la "cornice del quadro". Oltretutto, proprio perché chi fa questa scelta sa di essere sotto una lente di ingrandimento, ci sono più possibilità che il messaggio che si cerca di portare sia più di spessore: i succitati artisti ne sono l’esempio lampante.

È proprio questo il ragionamento alla base di un nuovo progetto artistico portato avanti da alcuni ragazzi e nello specifico dal rapper Sciarro. Quest’ultimo infatti è una figura anonima, ed è più che adatta per veicolare i significati che la sua musica vuole trasmettere. Lo stile infatti si rifà alla grime londinese e le liriche sono in napoletano. 

La scelta della lingua e dell’anonimato è stata fatta per rendere più impattanti le tematiche sociali, perlopiù della terra campana, rappate nei brani dell’album “Malacrianza”, che vedrà presto la luce. Inoltre, dal suddetto disco è stata estratta la title track, il cui video è stato pubblicato oggi.

Dietro tutto ciò ci sono diversi ragazzi, giovani perlopiù, tra cui il produttore Fabrizio Ulivieri (Byar), il manager e artefice del mix e mastering Giuseppe Fusco (Venk) e ovviamente Sciarro, il rapper, autore e interprete dei pezzi.

Concludendo, credo che lavori come questo siano da stimare quasi a priori, perché far parlare la propria arte al posto dei propri selfie non è la via più facile.

 

 

Matteo Da Fermo
Author: Matteo Da Fermo
"Quando ancora c'era qualcosa che avesse un senso non pensavamo ad entrarti da dietro noi pensavamo ad entrarti dentro" (Bassi Maestro).