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A quattr'occhi con Ketama126, il Sad Boy della Dolcevita Romana

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Ketama126 è un personaggio e un artista che nell'ultimo periodo è emerso in un contesto e in un collettivo (quello dei 126), che si sta dimostrando come una delle note più liete, di questa nuova scuola di artisti, che sempre di più si stanno prendendo spazio e attenzione. Tanto vicino per il modo di raccontare, quanto lontano come argomenti e sonorità dal resto della sua crew, Ketama è riuscito a creare un immaginario complesso ma soprattutto riconoscibile, non si è attenuto a schemi prestabiliti o sonorità e flow ormai consumati ma ha creato un suo mondo, fatto di riferimenti a film e musica quanto a contesti urbani, come possono essere le serate in piazza o la droga che vede quotidianamente. Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con lui...

1. Per iniziare quest’intervista ho pensato di partire dal singolo con il quale ti ho conosciuto, cioè “Dolcevita”, che, nonostante il riferimento a Fellini, mi ha ricordato molto di più il capolavoro di Sorrentino “La grande bellezza” di una Roma tanto bella quanto corrotta. Ti ritrovi di più nell’universo di Fellini o in quello di Sorrentino?

Penso che ti abbia ricordato di più “La grande bellezza" perché anche questo film è ispirato alla “Dolcevita" di Fellini e perché non è in bianco e nero. Comunque ovviamente preferisco Fellini a Sorrentino, ma solo uno stupido ti direbbe il contrario.

2. Il disco mi è piaciuto molto, non è stato facile come ascolto e non è di facile lettura. Non conoscendoti e avendo ascoltato solo le tue canzoni, ti ho immaginato come un personaggio di “Belli e dannati”, il film di Gus Van Sant, ti ci rivedi in questa idea di bello e dannato?

Ahahahahah in realtà mi rivedo più tipo in "Dragstore Cowboys", in ogni caso sono un mega fan di Gus Van Sant e i suoi film mi piacciono tutti.

3. Durante lo scorrere dei brani, la prima cosa che mi ha colpito sono state le sonorità tanto affini quanto distanti in alcuni momenti dallʼuniverso trap, quasi sempre alla ricerca di un beat ipnotico più che di impatto. Come hai lavorato per ottenere questo risultato?

La cosa bella della trap è che in realtà è un genere estremamente vario e ricco di svariati sottogeneri, limitarmi a farne soltanto un tipo sarebbe stato riduttivo e noioso, come lo sono d'altra parte la maggior parte dei dischi che escono.

4. Un argomento che ho notato attraversa tutte le tracce è quello della droga, nei suoi aspetti più positivi ma anche e soprattutto come una sorta di croce che ti porti sulle spalle, condizionante e destabilizzante. Che rapporto hai con questo tema? e perchè è così presente nel disco?

Il tema della droga è presente nel disco perché è presente nella vita di milioni di persone oltre che nella mia. Per come la vedo io è un argomento come potrebbe essere l'amore e ne parlo semplicemente perché lo vivo realmente. 

5. I momenti più allegri e frivoli non mancano nellʼalbum, “Lacoste” e “Canadair” ne sono due esempi ma anche in questo caso non sei andato alla ricerca della hit da discoteca o da radio. È stata una scelta precisa per mantenere una sorta di coerenza nel disco oppure semplicemente non ti interessava?

Non è stata nè una scelta precisa, ma nemmeno non mi interessa, semplicemente ho fatto quello che mi viene naturale fare ovvero quello che piace a me.

6. Quali sono state le fonti di ispirazioni per la costruzione dellʼimmaginario intorno a questo lavoro? Ma più in generale chi sono i tuoi punti di rifermento, italiani e stranieri, rap e non?

Le fonti d'ispirazione sono le solite, quello che uno vive tutti i giorni, la piazza, gli amici, le relazioni, lo sballo, i film, la natura e la musica, ma anche i momenti brutti. I miei piu grandi riferimenti musicalmente sono quasi tutti gruppi o rockstar degli anni passati come Led Zeppelin, Black Sabbath, Red Hot Chili Peppers.

7. Come nel resto della tua crew (in particolare Carl Brave e Franco126) anche nei tuoi testi, ho visto molto la necessità di raccontarsi e di raccontare ciò che vivi. Questo approccio alla scrittura è stato costruito in maniera consapevole o è venuto fuori in modo spontaneo?

È venuto fuori da subito, ma col tempo ci siamo perfezionati. Avere un altro approccio alla musica per me sarebbe impossibile, io cerco semplicemente di fare musica fica e per fate del rap fico devi essere credibile, parlo di quello che vivo e che più mi rappresenta perché per me non esistono altri modi di farlo.

8. Che obbiettivi ti poni per il prossimo futuro? Sei già al lavoro su qualcosa di nuovo?

Si, mi sono già messo al lavoro e ho già un paio di singoli pronti che saranno delle novità musicalmente e non vedo l'ora di farveli sentire. L'obbiettivo è quello di arrivare sempre a più gente, non fermarmi mai e fare sempre più soldi.

 

Grazie mille Ketama per l'intervista! Ci vediamo al Woodoo Festival, ma nell'attesa vi lasciamo con il disco "Oh Madonna":

 

Marco Bianchessi
Author: Marco Bianchessi
"Born sinner the opposite of a winner "(Biggie).