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  • Categoria: Eyes On The Game
  • Scritto da Klaus Bundy

The Meeting: informazione e cultura per salvare l'hip-hop

KRS_One_Afrika_Bambaataa_Amad_Hend

L’obiettivo è quello di riportare l’attenzione del pubblico sui valori fondamentali della cultura Hip-Hop, in un’epoca in cui falsi miti e stereotipi stanno traghettando le nuove generazioni verso un futuro ambiguo ed erroneo: è con questa ambiziosa volontà che, martedì scorso, alcuni tra i più illustri pionieri culturali del movimento (Afrika Bambaataa, KRS-One e Crazy Legs) si sono riuniti per uno storico incontro, il cui eco – si spera – sarà in grado di smuovere le coscienze di molte persone.

C’è ancora molto lavoro da fare, stiamo discutendo”, ha riferito di fronte alla telecamera Crazy Legs, fondatore della Rock Steady Crew di Manhattan verso la fine degli anni ‘70, precursore dell’arte della breakdancing.

Stiamo pensando ad un modo per documentare adeguatamente su quali valori si fonda l’Hip-Hop, poiché è proprio la disinformazione che ha trasformato il nostro movimento in qualcosa di diverso da ciò che era originariamente, e abbiamo intenzione di intervenire”, ha aggiunto il leggendario b-boy Richard Colon.

Questa è una riunione memorabile”, ha sentenziato KRS-One, che non ha dubbi sull’importanza dell’evento. “Siamo consapevoli che molte persone ascolteranno ciò che abbiamo da dire, perché abbiamo abbracciato questa filosofia di vita per oltre quarant’anni: vogliamo che la gente conosca la vera storia dell’Hip-Hop e di tutti coloro che hanno contribuito alla sua evoluzione, non soltanto Kool Herc, Bambaataa o Grandmaster Flash”.

Le parole di queste leggende viventi non sono casuali: da molti anni, ormai, è opinione diffusa tra i cultori che l’Hip-Hop si stia inoltrando in acque insidiose, mistificatrici, vittima di una politica consumistica che ha spinto le masse verso una conoscenza della materia assai superficiale e sommaria; la vera sostanza del credo è andata perdendosi, relegando i princìpi più puri e fondamentali al sottobosco urbano e discografico, quel tipo di ambiente in cui le telecamere dei grandi network televisivi non osano addentrarsi. Da circa un decennio a questa parte, l’Hip-Hop sembra diventato improvvisamente accessibile a tutti, veicolato da una qualità musicale che è terribilmente precipitata da quando, stregati dai vili colossi del settore, gli artisti di punta hanno cominciato a produrre dischi “all’acqua di rose”, trincerandosi dietro l’apparente legittimità del successo.

Francamente, è stato un terribile errore, consapevole e madornale, per il quale nessuno sta ancora davvero pagando.

Il pensiero corre, ovviamente, a tutti quei “presunti geni” della nuova scuola, così capaci di scalare le classifiche di Billboard, ma altrettanto privi di sostegno dalle ruvide strade, dove il loro nome certamente non spicca nelle discussioni su chi sia il portavoce della cultura.

E’ un sacrosanto dovere ricordare che l’Hip-Hop non è una moda, né un legittimo veicolo per permettere a quei ragazzini - in età da scuola media e travolti dalla ribellione adolescenziale - di sfogare la loro rabbia repressa.

In Italia, in particolare, questo discorso risulta essere pertinente ed attualissimo: troppo distanti - sia geograficamente che culturalmente - dagli Stati Uniti d’America, un incalcolabile numero di finti attivisti si sta ormai riversando su tutto il territorio nazionale, e sono davvero in pochi quelli che hanno assorbito nella loro anima quei valori fondamentali per la cui sopravvivenza KRS-One e gli altri grandi stanno combattendo così tenacemente. La maggior parte del nostro popolo ha fatto sì che emergesse soltanto il lato caricaturale dell’Hip-Hop, dando vita ad una casta di “piccoli uomini”, che poco o nulla hanno a che fare con l’argomento.

Il vero problema è che i giovani – i quali, piaccia o no, rappresentano il domani – stanno imparando dai maestri sbagliati, qui in Italia come nella terra d’oltreoceano, e si tratta di qualcosa di cui tutti dovremmo prendere coscienza: che cosa desideriamo per il futuro dell’Hip-Hop? Cosa possiamo fare per educare la nuova generazione? E, soprattutto: quanto siamo motivati a tener viva l’ecclesiastica tradizione?

Inutile fare stupidi paragoni con il passato. E’ vero, anche ai tempi di Biggie e Tupac c’erano personaggi perlomeno eccentrici (vedi MC Hammer, i Kriss Kross o Vanilla Ice), ma sforziamoci di contestualizzare: questi singolari soggetti non hanno mai avuto il potere mediatico e culturale che molti rappresentanti di oggi – purtroppo - stanno ottenendo a furor di popolo, e sono sempre stati confinati entro invalicabili limiti d’importanza. Chi si sognerebbe mai di definirli “icone”?

Dunque, è tempo di smetterla con l’idolatria e fare un passo indietro: diciamo basta a ciò che ci propinano i media (radio e televisione), allontaniamoci dalla seduzione di una canzoncina orecchiabile ed iniziamo a camminare tutti sulla strada mostrataci da chi ha speso la sua vita nel nome dell’Hip-Hop, intendendo quest’ultimo prima come stile di vita, e solo successivamente come genere musicale. Informiamoci, non diamo nulla per scontato, non precipitiamoci alle conclusioni e restiamo umili: soltanto attraverso la conoscenza ed il rispetto per la storia potremo ambire ad un futuro di gloria.

 

Klaus Bundy
Author: Klaus Bundy
"I came to overcome before I'm gone, by showing and proving and letting knowledge be born" (Eric B. & Rakim).