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  • Categoria: Interviste
  • Scritto da Matteo Da Fermo

Due chiacchiere con Moder

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Una delle uscite più interessanti di questo 2016 - e anche degli ultimi anni - è sicuramente "8 Dicembre", il nuovo disco di Moder, fuori da poco più di una settimana per la Glory Hole Records. "8 Dicembre" è un disco adulto, maturo, che ruota attorno a questa data e a tutto ciò che ha comportato nella vita di Moder. Questa è infatti sia la data di nascita del rapper ravennate e sia il giorno in cui, ventidue anni fa, venne a mancare suo padre. In quest'album ci sono dilaganti sentimenti di rabbia, nostalgia, gioia e dolore ma soprattutto il messaggio importante che dai drammi si può uscire, anche con l'aiuto della musica.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con Moder per conoscerlo meglio e sapere qualcosa in più di questo disco. 

1. Ciao Moder, è da poco fuori il tuo nuovo album, "Otto Dicembre": quali sono i primi feedback che hai ricevuto?

È davvero presto per dirlo ma per ora ho ricevuto tanti feedback positivi sia dalla critica sia da chi mi segue e da chi non mi conosceva affatto. Ero molto teso, è stato un po’ come tornare al primo disco e voglio dire grazie a tutti. Ho voluto che il disco fosse in streaming nei primi giorni proprio perché tutti potessero farsi un’idea di questo lavoro.

 

2. Questo disco arriva dopo diverso tempo dal tuo ultimo lavoro: come mai hai aspettato molto prima di pubblicare questo disco? 

Stavo cercando qualcosa… quando ho sentito di averla trovata l’ho inseguita ma correva forte e ci è voluto tempo a catturarla. Ho continuato a fare esperienze: lo spettacolo “Il volo” con il Teatro delle Albe, un sacco di live, le collaborazioni ma soprattutto ho scritto tantissimo per questo disco: avevo preparato 35 brani.

 

3. "Otto dicembre" è un disco indubbiamente molto personale e introspettivo; quanto ha influito la nascita di tua figlia in questo album? E quanto invece la tua esperienza di attore?

La nascita di mia figlia mi ha cambiato la vita in meglio: ho preso più seriamente ciò che facevo e anche sulla musica ho iniziato impegnarmi il doppio: è finito il tempo di cazzeggiare. L’esperienza teatrale è stata centrale ma ha nutrito e si è nutrita di “Otto Dicembre”… stavo infatti terminando la stesura dei testi del disco mentre prendeva forma lo spettacolo e naturalmente le due cose si sono aiutate.

 

4. Willie Peyote, citando il titolo del tuo Ep, nel suo brano "Interludio" dice "Tra i sottovalutati come Moder"; tu in "Ti chiamo quando arrivo" dici: "hai sudato tanto e hai avuto in cambio un paio di 'blow!'", come a denotare un senso di insoddisfazione per quanto raccolto fino ad adesso nella tua carriera. È così?

Intanto ringrazio pubblicamente Willie per la citazione (tra l’altro il pezzo spacca). Credo che la soddisfazione sia la morte del gesto artistico: senza la fame non si va da nessuna parte in nessun campo figurati nel rap! Io ho i crampi allo stomaco da anni. Citando un altro amico: “spesso patetica la metrica di pance sazie” (Claver). Guarda, in realtà, credo che molto di ciò che non mi è arrivato sia anche “colpa” mia: per tanto tempo ho atteso che qualcuno venisse ad aiutarmi ma non funziona così nel mondo reale, non conta solo saper rappare. Poco male: mi sono allenato e non sono mai stato determinato come ora.

 

5. Sei l'ideatore dell'Under Festival, ormai un punto di riferimento annuale per gli amanti  del rap underground italiano. Legandoci alla domanda precedente, secondo te, nel rap e nell'arte  in generale emerge chi merita secondo una logica quasi  "darwiniana" o è pieno  di diamanti nel fango?

Non so risponderti. Credo che ogni percorso sia a sé. Per esempio l’Under sembrava una follia tre anni fa mentre ora è un festival seguito e apprezzato. Quelli come me credono nel sudore e nel lavoro: certo, poi nella musica esiste il fattore fortuna ma se conosci questo ambiente sai che chiunque sia a certi livelli lavora molto e questo, al di là dei gusti, è un fatto.



6. QUANTO ha influito su di te, umanamente ed artisticamente, esser nato e cresciuto a ravenna? SEI CRESCIUTO CON IL MITO DI BOLOGNA?
Ravenna mi ha regalato immagini, le storie, mi ha accolto, mi ha tolto il sonno, mi ha remato contro, mi ha trattato da king, mi ha lasciato solo: la mia musica senza Ravenna non sarebbe la stessa. Bologna è stato un faro e per molto tempo l’unico terreno di confronto con realtà consolidate (penso per esempio a Brain, Kyodo e Fuoco negli Occhi, tra i primissimi gruppi che abbiamo conosciuto io e Il Lato oscuro della costa). La mia zona, a livello di rap, era quasi morta e Bologna ci sembrava New York. Per crescere devi misurarti e in questo senso amo il rap per la sua componente competitiva: ti fa superare i tuoi limiti sia a livello artistico sia a livello umano.

 

7. Al di là delle liriche, il tuo disco è anche molto curato musicalmente, in senso stretto, con la presenza di diversi musicisti. È stato spontaneo ospitarli nell'album o lo hai fatto perché cercavi dei suoni e delle sonorità particolari?

Questo si lega a Ravenna e alla sua scena musicale ibrida e “aperta”: qui si creano sinergie che non sarebbero possibili in città grandi, dove ogni genere ha un suo mondo. Io, insieme a Max Penombra e mia sorella Federica, gestisco uno spazio culturale che si chiama Cisim dove da anni portiamo avanti questa idea: questo approccio di apertura musicale volevo si sentisse nel disco anche perché i miei riferimenti sono tanti e molto vari quindi sono felice che si percepisca il lavoro di arrangiamento che è costato mesi di lavoro a me e Duna.

 

8. "Otto Dicembre" è un disco molto personale e per questo credo che ci siano pochi altri ospiti al microfono, ma credo che non ti manchino amici-colleghi, dall'underground al mainstream: con quali di questi (con i quali tu non abbia già  collaborato) ti piacerebbe collaborare? Cosa pensi di questa ventata trap?

Vorrei innanzi tutto collaborare di più con tutti gli artisti di Glory Hole, che ormai sono una famiglia per me. Ultimamente mi piacciono molto Mattak, Axos, Warez, Star trick (Kenzie e Johnny Roy), Albeok, Dutch, Cali, Murubutu, Rancore e troppi altri. Ho alcuni sogni come un pezzato con Bassi (magari con Bosca al beat), con Madbuddy (uno dei miei preferiti di sempre) e il sogno irrealizzabile Talib Kweli (mostro finale). Poi mi piacerebbe collaborare con Vasco Brondi e Giovanni Truppi…. Come vedi mi servirebbero dieci dischi e trenta mixtape. Rispetto alla questione trap non ho abbastanza elementi per dire la mia per quanto riguarda l’Italia. La trap americana invece mi piace, a volte anche molto, ma valuto pezzo per pezzo e disco per disco, come per tutta la musica ‘ste robe da tifo mi fanno sorridere ma probabilmente oggi come oggi va così… Ho sentito Rkomi e mi piace come scrive: se il mondo girasse come deve il “mercato” sarebbe aperto e si sentirebbero sorprese interessanti ma in Italia restiamo ancorati ai nostri orticelli: tutti, nessuno escluso.

 

9. Hai in mente di pubblicare altri video estratti dal disco?

Sì ma non ti dirò quale, anzi tu quali pensi che usciranno?

 

10. info, saluti e contatti. 

Grazie regaz dello spazio! Spero che qualcuna delle mie parole vi serva a qualcosa!

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1. Ciao Moder, è da poco fuori il tuo nuovo album, "Otto Dicembre": quali sono i primi feedback che hai ricevuto?

 

Matteo Da Fermo
Author: Matteo Da Fermo
"Quando ancora c'era qualcosa che avesse un senso non pensavamo ad entrarti da dietro noi pensavamo ad entrarti dentro" (Bassi Maestro).